Salamandra
La materia incandescente
Le ragazze di Creta hanno una mappa / impressa sulla pianta del piede. / Quando battono la terra nella danza, / il labirinto trema corno, zanna / e unghia fino a sfarsi nella polvere – / l’intrico delle viscere si scioglie.
Nella sua opera prima Quando tornerai sulla terra, pubblicata nel 2024 per Arcipelago Itaca con prefazione di Giuseppe Nibali, Silvia Atzori fa i conti con cosa sia casa e cosa corpo. Si configura così uno spazio tra vestito e corpo: poesia è proprio questo lasciare spazio, questa stanza che ingrandisce mano a mano che proseguiamo tra le sezioni.
Morena, mi presteresti il tuo sorriso per mezz’ora? / Mezz’ora soltanto, basterebbe a corteggiare il mondo intero; / io, col mio, farei dono agli altri a usarlo meno: / il giorno perde luce, se sorrido, la luna si fa suora.
Come Antonio Bux segretamente è Corrado Govoni
ho pronunciato il mio buio. // dalla schiena si separano le ali. vibrano. la madre rompe / la placenta. esce.
Una lettura parallella di due poeti "milanesi": Giuseppe Parini e Mario Santagostini.
Quando esco, / subito comincia a grandinare: / il finestrino esplode, il montante / si piega, la mia macchina è ferita.
Immagine in evidennza: Bologna Arches di Vladislav Yeliseyev
Nella poesia di Sabrina Amadori bruciare è costruire luce. Eppure la parola buio è quella che compare più spesso all’interno della sua silloge, di cui un estratto è comparso nell’antologia: “La poesia che si fa città” a cura di Tommaso Di Dio e Paolo Giovannetti (Zacinto Edizioni, 2024). Questo buio non fa tanto pensare alla notte— più a una scatola, a qualcosa di chiuso e finito. Sebbene sia “ancorato” da una cerva e al suo interno si profilino oggetti naturali, come un albero o un campo, la domanda che regge questa raccolta è sulla casa: «Che donna sei se non ami la tua casa?».
Tre poesie per il Natale passato, presente e futuro + un regalo sorpresa alla fine
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