Davide Colletta – poesie inedite

Quid Noctis
15 Maggio 2025

Leggendo Quid noctis, silloge inedita di Davide Colletta, si ha l’impressione di osservare i luoghi e le persone raccontati attraverso una lente di ingrandimento: “dovrò sgranare di più l’orizzonte. Restare / tra i contorni”.  Restare tra i contorni per Colletta non significa solo aderire a una realtà incomprensibile, dove “tutto s’invortica” appena provi a dargli un nome: è un altro modo di indicare il limite a cui la sua poesia tende, quello contro cui si avventa e si schianta. In una Milano caleidoscopica, Colletta non si limita a "dire la morte", a raccontare le azioni e le reazioni di chi non c’è più. Della morte si può ancora parlare, disponiamo degli strumenti per ricostruire l’accaduto. È rimanere che è difficile: raccontarne la stasi apparente, i vuoti, le vertigini costanti, i pensieri (troppi) privi di senso, non sapere, non capire più niente. Dove non c’è niente, però, si può ancora indicare, individuare un confine, tracciarne i contorni.

È questo che fa Davide Colletta nella sua silloge, raccontando storie di un altro mondo e occupando, con la sua scrittura, uno spazio dove ogni notte sembra l’ultima ma non lo è. "Ora è anche mio il tuo morire": in Quid noctis anche l'esperienza della morte diventa condivisa, sostituendosi a un dialogo che non può più esserci e smettendo così di avere/essere fine, nel bene e nel male. Nel 2023 Colletta è risultato vincitore al premio Premio Internazionale di Letteratura Città di Como. Nella motivazione, che potete trovare qui:  https://www.ilrestodelcarlino.it/ascoli/cronaca/premio-di-poesia-per-dav... , Milo De Angelis ha scritto che "morire significa perdere anche la morte". Ecco perché la silloge di Colletta trasmette un conforto sinistro, difficile da descrivere: è come sentirsi osservati dal fantasma di una persona amata. Se il fantasma c’è davvero, si prova prima paura e poi uno strano sollievo; se non c’è, l'effetto è lo stesso.

 

 

 

Non so quale polvere 

si alzi ma urlano

gli alberi.

                    - Potevo salirti, spegnermi

gli occhi contro

ma se ci sono ancora dovrò sgranare

di più l’orizzonte. Restare 

tra i contorni.

 

*

 

Malore a Zara

 

Si sciama Milano, si sciama

verso un altro binario, verso l’uscita

della metropolitana. Non sa che dire

la voce metallica: errata corrige

ci scusiamo per il disagio.

 

Forse la raggiungerà dopo il trapasso.

Forse ride. Si rattrista. 

 

la ragazza non sa più nulla.

 

*

 

II

Credevi nel volo, nel salto.

 

Non è stato un viaggio. Luce.

Forse un travaglio sbagliato.

Il monitor dice che respiri.

Curve. Collina. 

E non so niente. Ti guardo

avvolto in quell’altrove.

Lì possa urlarti tuo padre:

 

resta a terra non raggiungermi.
 

*

 

III

 

La chiamata arriva di notte. Ti sveglia.

 

Devi aprire gli occhi. Allungare la mano

nel buio. Torcerti nel letto. Cercare

la luce blu. 

La lingua è un’altra

da quella che sai. Aspetti.

 

 

Chiedi perché, come. Il motivo 

è lo stesso di sempre. 

                         

                        - Dovevi 

pensare a questa fine, ipotizzarla

almeno. Insieme. No. 

Invece hai già scelto: 

 

non ci sei più.

 

*
 

IV

 

 

È accaduto. Ora il corpo 

 

ha degli spasmi. Va via la voce.

Gli occhi. L’udito. Dovevano

dirmi di più. Il sorpasso.

La balistica. L’emorragia.

 

Ora il vuoto non ha nome.

Non si esce vivi dal delirio.

 

Ora è anche mio il tuo morire.
 

*

 

IX

 

 

Tornare sul luogo. Di nuovo 

 

le mani sul volante. Diluvio.

Trenta metri e giù nell’abisso.

Non c’è più fango ora. Coprifuoco.

Il tuo corpo non c’è più. Decomposto.

Non c’è più nulla oltre il ricordo.

Il loculo. Le foto.

 

…ma se ci sei ancora (in un altro

posto o nella scia dell’angelo

dietro la schiena) non cambia

nulla. Questa è la storia.

Creare. Distruggere.

 

Ora è primavera.

 

*
 

X

 

 

Anch’io ci ho provato. Uscire

 

di strada. Odorare il gas. Picchiare

l’occipite. Gli abusi.

Anch’io ho cercato l’ultima

notte del mondo. La parola prima

dello schianto.

 

Forse a volte è soltanto andarsene

ciò che si vuole.

 

Avvelenare il cielo.

 

 

Davide Colletta è nato ad Ascoli Piceno nel 1999. È laureando in Lettere presso l’Università degli studi di Milano. Con Quid Noctis nel 2023 ha vinto la sezione inediti del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como. È stato tra i giovani autori selezionati per il progetto promosso dall’Università IULM, La poesia che si fa città.

 

*le poesie "Malore a Zara" e "Non so quale polvere..." sono già comparse sul numero 31 della rivista "Poesia" di Crocetti, nella rubrica: "L'opificio delle voci nuove" a cura di Giulia Martini, insieme ad altri testi dell'autore.