Il passero bianco - Sofia Fiorini

9 Luglio 2025

 

Chi entra in queste pagine deve stringere un patto: leggere dall’inizio alla fine. Il passero bianco è una fiaba iniziatica in versi, della morte che nasconde la vita quando la vita nasconde la morte, del loro congiungersi in un territorio limite, tra il giardino e il bosco, tra l’infanzia e la sua perdita desiderante e definitiva. Un grande gioco di trasformazione include la morte apparente e il rischio dell’inganno sotto mentite spoglie, ma tutto in questa fiaba è onirico e reale, gli animali messaggeri che prendono sarcastici la parola, le creature di mezzo che cacciano per altra fame, il corpo segreto di sangue e ossa da nascondere. Qualcosa di crudele, incantato e tagliente lampeggia rapido, con sotterranea ironia: nessuno è davvero innocente; i dialoghi oracolari e improvvisi celano sempre una sorpresa. Sofia Fiorini ha intrapreso una direzione originale e complessa, quella della narrazione lirica affidata alla struttura, alla tenuta, a un lungo respiro che di pagina in pagina resta in equilibrio sulla storia. «Hai il dono del passo» dice il gatto alla protagonista, lo stesso si potrebbe dire dell’autrice, che ha un passo lieve, acuminato, precisissimo; la poesia di Sofia Fiorini riesce sulla distanza del sentiero in salita, sulla pazienza della trama. Nel telaio si intrecciano le dita dei grandi lettori di simboli, Ralph Waldo Emerson, da lei tradotto, Cristina Campo, nume tutelare dei rovesciamenti che nel fiabesco annidano il destino, Emily Dickinson madrina delle madrine, ma si fa avanti con distacco e decisione anche un’inattesa Patrizia Cavalli. Il passero bianco è il totem infero che sceglie la fanciulla, nel suo apprendistato ci saranno la caccia, l’innamoramento, il rito, tre segreti e un diverso finale. 

Isabella Leardini 

 

(Di seguito un'anteprima di alcuni estratti dal libro "Il passero bianco" di Sofia Fiorini, già disponibile in preorder sugli store online)

 

 

 

Dietro la casa, dietro le siepi

e le ombre dell’usato giardino 

sta quel che resta di queste ossa.

 

Quattro pali – le assi

il ricordo di un tetto, mausoleo 

sgraziato di ragazza. 

 

Solo la porta resta

chiusa con la spranga

né reggia né splendida tomba – 

solo un telo di plastica

che ha perso la sua trasparenza. 

 

Guardiamo la porta 

passiamo oltre il campo, 

oltre le messi di cipolla, 

molto più lontano...

al bosco, alla grotta! 

 

La bambina che qui c’era è morta. 

 

*

 

«Come da molto lontano 

vengono le luci delle stelle 

e le acque dei ghiacciai 

 

dentro di te – animale

che credevi estinto – da molto 

lontano nel tempo e nello spazio 

 

il passero bianco

si risveglia a tradimento 

ogni volta che apri bocca.» 

 

Così parlò il gatto. 

 

*

 

I capelli? – «Lasciali lunghi.»

I fichi? – «Lasciali ai morti. 

Segui la scia di luci nel bosco.» 

 

Mi accetteranno? 

«Non sei già più

                          di questo mondo.» 

 

*

 

E io a loro: c’è un gatto invisibile 

che abita il mio giardino 

nell’accecante mezzodì –

mi ha detto di venire qui. 

 

C’è un’arpa violina

che mi affonda nelle viscere, 

gli altri organi sono compressi 

per farla vivere. 

 

Dietro la casa ho lasciato 

un cimitero di fichi

per il passero bianco

e i suoi amici. 

 

E loro, ferme sul sentiero,

a me: «non hai altro posto,

non hai davvero

altro posto all’infuori di questo». 

 

*

 

Dicono «state attente» 

e «non percorrete

il sentiero dell’uomo». 

 

Ho detto io non ho paura, 

li conosco. Hanno detto 

«sono loro che rischiano. 

 

Si vede

che sei nuova del bosco». 

 

*

 

Aspettavo che mi si seccassero

le ossa – aspettavo di smettere

di soffrire per il freddo ed il calore. 

 

Ogni volta, nel mezzo della fila, 

dietro la corteccia, constatavo 

l’imbarazzo vivo del mio corpo. 

 

*

 

Il primo segreto

fu che non potevo cacciare. 

 

C’era tra gli alberi il passero bianco 

che avevo visto nei sogni. 

 

Strano destino essere scelti 

da una creatura degli Inferi 

 

e non sapere più

come si fa a abitare il mondo.