Ferragosto porta ad avere uno stretto contatto con sabbia (per chi val mare), cenere (per chi fa grigliate), polvere da sentiero alpestre (per chi va in montagna) o da angolo della parete dove si incastra il letto (per chi sta a casa). Questo è un ottimo pretesto per proporre una serie di testi poetici che in un modo o nell'altro hanno a che fare con la materia pulviscolare: la selezione, da una collezione di proverbi attribuiti (probabilmente per fama) a Iacopone da Todi, passando per il settecensco cardinale Cornelio Bentivoglio ma attivo sotto lo pseudonimo di "Selvaggio Porpora" per arrivare fino ai contemporanei, è, ovviamente, tutt'altro che rappresentativa (basta dare un'occhiata alla voce "polve" del GDLI per farsi una vaga idea della mole di testi che la citano, tendenzialmente in contesti nei quali qualcuno ci stramazza), ma può andare bene anche solo come invito a prestare attenzione ogniqualvolta dovesse capitare di imbattersi nella polvere in una poesia.
Anonimo
DAI "PROVERBIA PSEUDOIACOPONICI"
Per ço ke queru l'omini le decta 'n brevetate,
favello per proverbia dicendo veretate:
per ço tte volio ponere ne decta securtate,
ka 'nn onne locu trovase diversa utilitate.
Rasone et usu e gratia et arte 'nçenian cosa:
mal certu, vene dubitu, vita periculosa.
A cky è dolce lo vivere la morte è dolorosa.
La 've timi periculu, non fare spisu posa.
Sacci de polve tollere la pietra pretÏosa ,
da homo sensa gratia parola gratÏosa,
da folle sapÏentia, de la spina la rosa.
Prenne xemplu la bestia la mente 'ngenÏosa.
Serafino de' Ciminelli detto Serafino Aquilano 1466-1500 (dubbia attribuzione)
STRAMBOTTO DALLE "RIME"
Porta la polve el vento in su le torre,
et ben che in alto sia polver se stima:
poi presto presto con furor ricorre,
et la riporta in terra, ove era prima.
Così questa fortuna ognor discorre:
ora t'abbassa, et or ti porta in cima.
Ma se tua gran beltà mha sì sommerso,
sapi che ogni diritto hà il suo riverso.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
SONETTO DALLE "RIME"
S'amico al freddo sasso è il fuoco interno,
e di quel tratto poi, se'l circoscrive,
e l'arde, e sface, in qualche modo ei vive,
e lega gli altri sassi, e fassi eterno;
e con quei s'alza al cielo, e state e verno
vince, e in più pregio che prima s'ascrive,
e i venti e le tempeste par che schive,
e che di Giove i folgori abbia a scherno.
Cossì, nata da me, se mi dissolve
la fiamma che m'è dentro occulto gioco,
arso e poi spento, aver più vita aspetto;
che fatto fumo e risoluto in polve
eterno diverrò 'ndurito al fuoco
che due begli occhi acceser ne lmio petto.
Anonimo, musicato da Claudio Monteverdi (1567-1643) e Benedetto Ferrari (1603-1681)
DAL SECONDO LIBRO DELLE "MUSICHE VARIE A VOCE SOLA DEL SIGNOR BENEDETTO FERRARI", 1637
Voglio di vita uscir, voglio che cadano
quest'ossa in polve e questa membra in cenere,
e che i singulti miei tra l'ombre vadano,
già che quel piè ch'ingemma l'erbe tenere
sempre fugge da me, né lo trattengono
i lacci, ohimè, del bel faniul di Venere.
Miei sensi del sepolcro all'orlo vengono,
e dalla vita quasi s'accongedano
poi ch'un sol pegno di mercè non tengono.
Vo' che gl'abissi il mio cordoglio vedano,
e l'aspro mio martir le furie piangano,
e che i dannati al mio tormento cedano.
A Dio crudel, gli orgogli tuoi rimangano
a crudelir con altri. A te rinuncio,
né vo' più che speme mie in te si frangano.
S'apre la tomba, il mio morir t'annuncio.
Una lagrima spargi, et alfin donami
[di tua tarda pietade un solo nuncio]
e s'amando t'offesi, homai perdonami.
Ciro di Pers (1599-1663)
DALLE "RIME " , 1666
Orologio da polvere
Poca polve inquieta, a l'onda, ai venti
tolta nel lido e'n vetro imprigionata,
de la vita il cammin, breve giornata,
vai misurando ai miseri viventi.
Orologio molesto, in muti accenti
mi conti i danni de l'età passata,
e de la Morte pallida e gelata
numeri i passi taciti e non lenti.
Io non ho da lasciar porpora ed oro:
sol di travagli nel morir mi privo;
finirà con la vita il mio martoro.
Io so ben che 'l mio spirto è fuggitivo,
che sarò come tu, polve, s'io moro,
e che son come tu, vetro, s'io vivo.
Selvaggio Porpora (1668-1732)
Sotto quel monte, che il gran capo estolle,
e protegge coll'ombra il rivo e'l fiore,
stav'io con Fille, e parlavam d'amore,
ambo sedendo in su l'erbetta molle.
Scriver col dardo suo la ninfa volle
su la polve la fè, ch'avea nel core,
ed anch'io impressi il mio fedele ardore
nel tronco di quel faggio appiè del colle.
Quando l'impressa arena agita e volve
turbo importun d'aura rapace e fella,
e la mia speme e la sua fè dissolve.
Ma la stessa giustissima procella
porta nel tronco la commossa polve,
e con la sua la fede mia cancella.
Arturo Graf (1848-1913)
DA "MEDUSA" 1890
Prete, lo so meglio di te: siam polve
di poco sangue maledetto intrisa,
grave alla terra e al ciel superbo invisa,
che fulminando sopra noi si volve.
E il tempo mai non resta e la derisa
nostra progenie nel suo mar travolve.
E tutt'opere nostre e noi dissolve
Morte in suo trono d'adamante assisa.
Polve noi siam: ma in questa polve esulta
una vampa immortal che non paventa
l'ombre d'Averno e il gelido Acheronte;
ma il ciel trascende e folgorante insulta
nel chiuso empiro e a divorar s'avventa
ai lieti numi le ghirlande in fronte.
Amelia Rosselli (1930-1996)
DA "VARIAZIONI BELLICHE" 1964
La mistica del cervello. La luce del demonio sollevava polvere
negli occhi impuri della mia fecondità. Io ero tremante d'invidia
ma il raggio solare sollevava anch'esso storie d'amore tenue
come il pero con i suoi fiori incantati, come il pane di
sera che s'ingrana nelle faccende nostre d'amore e di pietà
e di fame e di quadratura del circolo infame che noi solleviamo
al di sopra di ogni sapienza.
Incauta ricorrevo all'aldilà ma fui ben presto scottata da
mani invidiose. Le mie proprie mani mi riportarono a terra
le mie proprie unghie sollevarono da terra l'astro della
felicità. Torgono in mano i lumi i santi ed i sapienti, torgono
in mente i lumi i negri e le maestre di scuola e le rinvenute
dalle scuole di agricoltura.
Condannata a far finta mi risollevai dalla polvere ben presto
per inginocchiarmi alla fonte delle benestanti. Le protestanti
non attecchirono ormai più la mia freschezza ingenua e con
tutto candore perdonai ai più villani, vecchi digiuni. Cuore
che tanto digiuni scostati dalla rabbia e rimani potente
signore.
Giancarlo Pontiggia (1952)
DA "HO SOGNATO IL TOUR" 2010
Urto contro urto
Urto contro urto
polvere su polvere,
cosa che si fa cosa.
Era questo il respiro del mondo:
mondo
che si disfa in mondo, cosa
che ritorna cosa.
Federica Scaringello (1991)
DA "LA GRANDE TANA" 2023
Milioni di anni
per vedere la polvere ritornare
protagonista
è sempre stata in attesa
nell'aurora di tutto.