Una lettura verticale di poesie sulla salamandra, da compiere a salti di quattrocento anni: dal duecentista Chiaro Davanzati a Giambattista Marino, capofila del gusto secentesco, fino ad arrivare a un contemporaneo dei nostri primi anni duemila, Fabio Pusterla.
Chiaro Davanzati (1240 c.a.-1304)
DALLE "RIME"
La salamandra vive ne lo foco,
ed ogni altro animale ne perisce;
ed a'llei sola par sollazzo e gioco,
e solamente dentro si nodrisce;
ed io ne sento pur d'amore un poco
del suo incendore: tanto mi gradisce,
ché non m'avampa, ma lo core coco:
disiderano d'esso mi guarisce.
Così son salamandra divenuto,
che ciò ch'omosi conta per dannaggio
mi pare a me per gioia conceduto:
ch'om fugge segnoria per oltraggio,
ed io mi conto per essa aricuto,
e pur diletto stare a vassallaggio.
Giambattista Marino (1569-1625)
DA "LA BRUNA PASTORELLA"
Lilla mia, dirò ver, ma dirò poco:
l’aquila imperiale,
a guardar fiso avezza
il pianeta lucente,
mai non poté fermar l’occhio possente
ne le due meraviglie
de la tua fronte ove s’abbaglia il sole.
La fenice immortale
bramò di rinnovarsi,
e piú volte rinacque
ne le care faville di quel foco
ch’arde soavemente e non consuma.
La fredda salamandra
venne talvolta in prova
di sostener la gelida natura
tra quelle fiamme estinte,
e, ’ncenerita alfine,
sospirò pur sí dilettosa arsura.
La farfalla mal cauta
delusa ancor da quel secreto raggio
che scalda e non risplende,
non lampeggia ed incende,
si reputò felice
a stemprar l’ali in sí beato ardore.
Fabio Pusterla (2018)
DA "CENERE, O TERRA"
L'erba si rizza intanto come un pelo
ogni pietra si contrae.
Le salamandre cantano nel fuoco,
alzano la testa.