Queste poesie di Daniele Venturi sono un estratto rappresentivo di un progetto più ampio intitolato Istruzioni e regole del gioco: ognuna di queste è dedicata a un gioco che, come nel caso del burraco, può essere vero, oppure può essere "nuovo", più che finto. Il gioco infatti, per funzionare, deve per forza avere qualcosa di fittizio, giocando bisogna necessariamente operare una rinuncia di qualche tipo, che sia un comportamento o un limite spaziale, come nell'ultima delle poesie selezionate: Un albero /prima lontano ti ha guardato /avvicinarti. Sai che tramuta / la chiusura di ogni partita / in un cerchio perfetto. Lo porta/ dentro e si salva, è il campo, sta in piedi / per quello. L'albero delimitando insieme ad altri alberi il campo da gioco in un cerchio finisce per proiettare dentro di sé questo cerchio, lo mette in relazione con gli anelli del suo tronco. Questo mettere in relazione è il tratto che accomuna tutti giochi di Daniele Venturi: il dito con una stella, le carte con una valle, e lo fa ricorrendo nella scrittura all'imperativo tipico dei manuali e dei regolamenti (punta, ferma, mischia ), che però non risulta impositivo. L'imperativo di questi giochi è gentile, un invito a chi ne legge le istruzioni a metterle veramente in pratica, sperimentare con gli oggetti del gioco e i suoi compagni, porsi veramente in relazione, e quindi in crescita, con loro.
SOLITARI
Punta il dito s'uno stralcio di cielo
preso a casaccio, poi fletti
anche l'indice come a sparare:
hai teso una corda
dal pugno
alla stella più prossima.
Ora senti le volte in cui tremi -
sono tutti gli inciampi degli angeli.
*
Ferma quest'attimo in cui è ancora festa,
studia i contorni dell'allegria.
Scopri nei battiti buoni il filo che lega
padroni e cani nella tempesta, addomestica
il tempo ad un giro di giostra
che non si arresta, rivendica ai limiti
le sacre sincopi dell'aria fresca.
GIOCHI DI COPPIA
Guardami e guardando
lasciati guardare
La regola è una sola: se vedi
puoi essere visto. Gli occhi
mangiano il mondo, lo rosicchiano
in una linea fissa - creano ossa,
strutture, nella polpa
del mondo. Mettono in ordine
e fanno stare in piedi. Chi vede un occhio
non può da quell'occhio
non essere visto. Quando due occhi
si trovano
creano un osso
dentro un osso, un pilastro
per le fondamenta. Sbranano
le case i parchi le foglie le ruote
stalattite e stalagmite che ritornano
a non concedersi lo spazio di una goccia -
si scontrano nell'aria in una riga
fissa, nascendo brilla
la colonna vertebrale.
*
Piano piano, che basta avvicinarsi
bene bene, con gli occhi prima
e poi le labbra. Soffiatevi
in bocca come steste
lavorando il vetro su cui l’anima
si taglia quando non c’è abbastanza cura
nel lavoro. Gonfiatevi a vicenda e
mano nella mano
guardando in alto
sarete palloncini aggrovigliati
e si vola fino a quando c'è il respiro.
GIOCHI A SQUADRE
Burraco due contro due
Mischia le carte, poi danne undici a testa.
Né a fianco né davanti
sta il vostro compagno, ma lo ferma
il chiodo nella diagonale più lunga.
Inizia il raccolto: i semi si mettono vicini
e bisogna pregare che diano frutto.
Ancora si segue la rotazione biennale e quello che hai
gli altri non lo hanno - quindi ruba alla terra del mazzo
ogni carta e mettile in fila, ricorda
l'ordine di importanza: "Re perché comanda
e poi Regina, stanca che non ha forza
per coltivare e delega al Fante
e poi i Senza Nome, i Numerati
lari di quel nulla che connette
l'asso e il suo mistico contegno
alle figure"
"Ce l'hai una matta? Ne avrei un gran bisogno..." ma non lo puoi dire.
Bisogna stare in silenzio, come in silenzio stanno
le piante quando maturano. Bisogna indovinare
come si fa con le piante
i bisogni dell'altro senza parlare. A volte
non cresce nulla, ma a volte
fiorisce un burraco ed è festa
per la valle intera, si gira una carta ad angolo retto
con le sei precedenti, a mo' di tomba
per dire che qualcosa è finito.
"Ti ricordi, prima era soltanto
un germoglio..."
"Abbiamo vangato il pozzetto
senza strumenti, qualcuno
nella stagione di questa partita
ci ha voluto un gran bene"
Se si vince si vince ed il raccolto
non si spartisce. Il frutto dei Fiori
in questi Quadri di terra
è una Picca nel Cuore
degli avversari.
ALBERI E SPOGLIATOI
L’erba schiacciata dalla corsa si rialza
sempre. I veri giochi
sono leggeri. Ha vinto il prima
se ti giri, il prato calmo. Nessun parco
concede veramente la forza
ai passi per rimanere. Ci sono
strade sicure e tutte
con un nome, fuori
dal parco - giocare, non saper ritrovare
l’esatto percorso scavato
negli steli. Un albero
prima lontano ti ha guardato
avvicinarti. Sai che tramuta
la chiusura di ogni partita
in un cerchio perfetto. Lo porta
dentro e si salva, è il campo, sta in piedi
per quello.
Daniele Venturi è nato a Rimini il 2 gennaio 2004. Ha frequentato nella stessa città il Liceo scientifico indirizzo scienze applicate, per poi iscriversi alla facoltà di Filosofia dell'Università di Bologna. Lo stesso anno si è avvicinato al Centro di Poesia Contemporanea di Bologna, divenendone socio. Dal 2023 ha iniziato a partecipare a festival e incontri, come "La poesia è giovane e tosta", a Montalto delle Marche, e "Ariel LericiPea", a Lerici. È membro del Collegio Superiore di Bologna.