Daniele Venturi - poesie inedite

Estratti da "Istruzioni e regole del gioco"
11 Novembre 2024

 

 

Queste poesie di Daniele Venturi sono un estratto rappresentivo di un progetto più ampio intitolato Istruzioni e regole del gioco: ognuna di queste è dedicata a un gioco che, come nel caso del burraco, può essere vero, oppure può essere "nuovo", più che finto. Il gioco infatti, per funzionare, deve per forza avere qualcosa di fittizio, giocando bisogna necessariamente operare una rinuncia di qualche tipo, che sia un comportamento o un limite spaziale, come nell'ultima delle poesie selezionate: Un albero /prima lontano ti ha guardato /avvicinarti. Sai che tramuta / la chiusura di ogni partita / in un cerchio perfetto. Lo porta/ dentro e si salva, è il campo, sta in piedi / per quello. L'albero delimitando insieme ad altri alberi il campo da gioco in un cerchio finisce per proiettare dentro di sé questo cerchio, lo mette in relazione con gli anelli del suo tronco. Questo mettere in relazione è il tratto che accomuna tutti giochi di Daniele Venturi: il dito con una stella, le carte con una valle, e lo fa ricorrendo nella scrittura all'imperativo tipico dei manuali e dei regolamenti (punta, ferma, mischia ), che però non risulta impositivo. L'imperativo di questi giochi è gentile, un invito a chi ne legge le istruzioni a metterle veramente in pratica, sperimentare con gli oggetti del gioco e i suoi compagni, porsi veramente in relazione, e quindi in crescita, con loro.

 

 

 

 

SOLITARI

 

Punta il dito s'uno stralcio di cielo

preso a casaccio, poi fletti 

anche l'indice come a sparare:

hai teso una corda 

dal pugno 

alla stella più prossima.

 

Ora senti le volte in cui tremi -

sono tutti gli inciampi degli angeli.

 

*

 

Ferma quest'attimo in cui è ancora festa, 

studia i contorni dell'allegria.

Scopri nei battiti buoni il filo che lega 

padroni e cani nella tempesta, addomestica

il tempo ad un giro di giostra 

che non si arresta, rivendica ai limiti 

le sacre sincopi dell'aria fresca.

 

 

 

 

GIOCHI DI COPPIA

 

 

                               Guardami e guardando

                                            lasciati guardare

 

 

La regola è una sola: se vedi

puoi essere visto. Gli occhi 

mangiano il mondo, lo rosicchiano 

in una linea fissa - creano ossa,

strutture, nella polpa 

del mondo. Mettono in ordine 

e fanno stare in piedi. Chi vede un occhio 

non può da quell'occhio

non essere visto. Quando due occhi 

si trovano

creano un osso 

dentro un osso, un pilastro 

per le fondamenta. Sbranano 

le case i parchi le foglie le ruote

stalattite e stalagmite che ritornano 

a non concedersi lo spazio di una goccia -

si scontrano nell'aria in una riga 

fissa, nascendo brilla

la colonna vertebrale.

 

*

 

Piano piano, che basta avvicinarsi

bene bene, con gli occhi prima 

e poi le labbra. Soffiatevi

in bocca come steste 

lavorando il vetro su cui l’anima 

si taglia quando non c’è abbastanza cura

nel lavoro. Gonfiatevi a vicenda e

mano nella mano 

guardando in alto

sarete palloncini aggrovigliati

e si vola fino a quando c'è il respiro.

 

 

 

GIOCHI A SQUADRE

 

 

Burraco due contro due

 

Mischia le carte, poi danne undici a testa.

Né a fianco né davanti

sta il vostro compagno, ma lo ferma 

il chiodo nella diagonale più lunga. 

Inizia il raccolto: i semi si mettono vicini 

e bisogna pregare che diano frutto. 

Ancora si segue la rotazione biennale e quello che hai

gli altri non lo hanno - quindi ruba alla terra del mazzo 

ogni carta e mettile in fila, ricorda 

l'ordine di importanza: "Re perché comanda

                                      e poi Regina, stanca che non ha forza 

                                      per coltivare e delega al Fante 

                                      e poi i Senza Nome, i Numerati 

                                      lari di quel nulla che connette 

                                      l'asso e il suo mistico contegno 

                                                         alle figure"

"Ce l'hai una matta? Ne avrei un gran bisogno..." ma non lo puoi dire.

Bisogna stare in silenzio, come in silenzio stanno 

le piante quando maturano. Bisogna indovinare 

come si fa con le piante

i bisogni dell'altro senza parlare. A volte 

non cresce nulla, ma a volte 

fiorisce un burraco ed è festa 

per la valle intera, si gira una carta ad angolo retto

con le sei precedenti, a mo' di tomba 

per dire che qualcosa è finito. 

                                      "Ti ricordi, prima era soltanto 

                                       un germoglio..."

"Abbiamo vangato il pozzetto

senza strumenti, qualcuno 

nella stagione di questa partita 

ci ha voluto un gran bene"

                                      Se si vince si vince ed il raccolto 

non si spartisce. Il frutto dei Fiori 

in questi Quadri di terra 

è una Picca nel Cuore 

degli avversari.

 

 

 

ALBERI E SPOGLIATOI 

 

 

L’erba schiacciata dalla corsa si rialza

sempre. I veri giochi 

sono leggeri. Ha vinto il prima

se ti giri, il prato calmo. Nessun parco

concede veramente la forza 

ai passi per rimanere. Ci sono 

strade sicure e tutte 

con un nome, fuori 

dal parco - giocare, non saper ritrovare 

l’esatto percorso scavato 

negli steli. Un albero

prima lontano ti ha guardato

avvicinarti. Sai che tramuta 

la chiusura di ogni partita 

in un cerchio perfetto. Lo porta

dentro e si salva, è il campo, sta in piedi

per quello.

 

 

 

 

 

Daniele Venturi è nato a Rimini il 2 gennaio 2004. Ha frequentato nella stessa città il Liceo scientifico indirizzo scienze applicate, per poi iscriversi alla facoltà di Filosofia dell'Università di Bologna. Lo stesso anno si è avvicinato al Centro di Poesia Contemporanea di Bologna, divenendone socio. Dal 2023 ha iniziato a partecipare a festival e incontri, come "La poesia è giovane e tosta", a Montalto delle Marche, e "Ariel LericiPea", a Lerici. È membro del Collegio Superiore di Bologna.