La musica celeste

Un ricordo per Anna Cascella Luciani
2 Agosto 2023

 

Devo a Simone Zafferani l'aver conosciuto la poetessa Anna Cascella Luciani. Loro, amici da quasi trent'anni, dialogavano nella camera di Anna con incredibile intesa e ironia; io seduto accanto a Simone ascoltavo. Ma subito Anna mi ha coinvolto in quegli scambi, felice se alla domanda "lo conosci?" su un nome da lei fatto rispondevo sì. Per me erano nomi di poeti letti e amati, per lei gli amici di un'intera vita. Ricordo le cartelle dalle quali abbiamo tirato fuori meravigliose fotografie di Anna scattate da un giovanissimo Dino Ignani, lei sul divano abbracciata ai gatti, il suo caschetto nero che è sempre rimasto dello stesso nero naturale, quasi per magia. Poi sono iniziate le telefonate, e il lavoro appassionato a una plaquette di sue poesie inedite, belle da togliere il fiato. Se era lei a chiamarmi, rispondeva con una voce - indimenticabile - squillante e allegra, nonostante l'immobilità cui l'aveva costretta la malattia. Mi chiamava nella cornetta "Giorgio", con la "o" chiusa da perfetta dizione. Se invece ero io a chiamarla una voce lontanissima diceva "Aspetta un momento", e si affannava ad abbassare il volume della sua radiolina, quasi sempre sintonizzata sul canale della musica classica che tanto amava. Poi, come riemergendo dalle acque di un lago cristallino, la voce andava schiarendosi. Molto mi ha raccontato di due amate amiche, Luciana Frezza e Giovanna Sicari, e molto abbiamo parlato di poesia. Perché parlare di poesia era per lei aprire continuamente finestre sul futuro, pure se lo sapeva ridotto, miniaturizzato, ma non per questo meno prezioso. E da quella finestra attendeva quand'era stagione le rondini, in felice migrazione, perché il volo fosse promessa di libertà. 

 

Da A LISABETTA, RACCONTANDO AL FUOCO (Via Ozanam, 2022)

 

vorrei di nuovo i gatti
vorrei di nuovo i tigli -
vorrei di nuovo i sandali
a laccetti avere ai piedi
- chiudere alle spalle
porta e portone - e in via
Vespasiano andarmene
per via - anche
con bastone andrebbe 
bene - poggiata al pomo
d'argento! - l'amico
Ettore lo trovava 
elegante - ah! a volte
la gioventù - fiammante -

non si estingue -
e sbriciola il ricordo
in pani verdi - 

                                                              novembre 2019

 

 

da GLI AMORI TERRENI (L'Obliquo, 2016)

 

la domanda più struggente
che ho sentito mai
dalle donne che vivono
per strada è quella di una
seduta in un giardino
dove a tutti diceva 
di passare - con un gesto
antico - ospitale -
e guardando ognuno negli occhi
dolcemente chiedeva che ora è

 

sembrava il passaggio -
nella vita - di tutti noi-
di lei - seduta nel viale -
sembrava tenesse in mano
una clessidra - tra le magnolie
i pini - le cicale -