Quattro poesie da I fanciulli dietro alle porte di Rosita Copioli, Vellecchi Firenze 2022
L’amore violento
Mai avrei pensato di tornare
all’amore violento.
Invece eccolo.
Come il seme del fuoco
che nessuno più rastrella
al mattino.
*
Abraxas
Talismano di pietra nera,
doppie corna di stambecco
scomparso insieme alle carte
e a tutto il resto che ti ho donato,
in quale imbuto del tempo
ti trovi,
come me, che attendo
la sua centrifuga?
E via memorie, via magia
di pietra nera e tutto il resto.
Sebbene ci fosse scritto
ABRAXAS.
*
Dal fondo del nero
È un cieco brancolare
senza difesa.
Viene dal buio
si rivolge a te
che non sei buio
ma non ti riveli mai
e così spesso sei tenebra,
oscurità profonda della mente
lontananza remota
quando sei presente e vivo.
Lasciassi questo buio
cosa affiora da quella tenebra
che ti scinde strato su strato
senza lasciare orma di cuore.
Non è presente e vivo
ciò che resta della tua mente
gli strati di nerezza
sopraffanno il cuore
la memoria non si riaccende
non si sa quanto hai voluto tu
questa tua propria morte.
Ma un giorno,
perché morivo anch’io della tua morte
dal fondo del nero
qualcosa che non so
si è mosso verso di me.
Non so se fosse compassione,
caro petto.
Non so se fosse luce.
I fanciulli morti dietro alle porte
i desiderii come son penosissimi nella lor durata e nel loro corso, così riescono spaventosi nella lor nascita (e più quel d’Amore, ch’è più penoso, perché più forte; massime negl’inesperti). E si dice p. ischerzo, ma non senza ragione di verità, che bisogna soddisfare ai desiderii de’ fanciulli per non trovargli morti dietro alle porte.
Giacomo LeoPardi, Zibaldone, 16. Settembre 1823.
Quante volte sono morta dietro a quella porta.
Nemmeno oggi oso pensare a quel dolore.
Ma nessuno mi avrebbe raccolto.
Nessuno mi avrebbe cercato.
Ho fatto di me stessa quella porta.
Il desiderio non era mai senza conflitto.
Il piacere, sempre oltre quella porta.
Ospitavo sempre la morte,
la punizione di me, del desiderio.
Riviverlo è morire sempre, di nuovo,
sempre, per sempre.