Da questa selezione di poesie di Giada Borgagni possiamo notare almeno due insiemi ricorrenti di parole, figure e situazioni: quello della famiglia, più evidente («padre», «neonato», «casa», «cugini»), e un insieme più sfuggente di cose che vengono compresse, accartocciate, rimpicciolite, bloccate. Se a questi due aggiungiamo le immagini surreali («La piega del braccio / genera il lancio dell'eco») ma sempre funzionali all'azione che prosegue con coerenza, passando magari da un gesto a un animale che poi lo completa, avremo un quadro più completo per leggere queste poesie con tutta l'attenzione e l'ascolto che ci chiedono.
È un testimone che vibra di braccio in braccio, la violenza.
Ma il serpente dei cinque passi non riconosce
a che punto il ferro diventa sangue.
E in questa virgola su cui cresco storta, pulsa all'orecchio un morso.
Da quando un carnevale indossò la maschera del livido,
ci ripetiamo "chi genera non è ancora padre".
Ma se la virgola si accartoccia in pugno,
l'acqua di pozzo si riempie solo
di stracci strizzati.
*
Un fiato comprime le tue spalle di stelo,
sporgerci oltre la sagoma
china l'asse del dondolo.
Nei vortici di mano
allinei origami,
come a tenere un neonato in braccio
e a distogliere lo sguardo
lasci seccare il pane.
Un picchio nidificò il sonno,
ciglia scuotono ombre
annunciando lo scarto dei giorni.
Solo tracce di zoccoli del passaggio.
*
La piega del braccio
genera il lancio dell'eco
e i corridoi d'aria
rintoccano in cigolii.
Attorno a me ombre
trascurano gli angoli
si rimpicciolisce la stanza,
nella pancia di un geco.
Rimbalza la scheggia,
cede la mantide in preghiera ,
fino ad accompagnare i bambini
al cancello di casa.
*
Scie argento
scendono dai canali delle narici
ogni volta che schiantavi le mie anche con la cintura
e rimane la fame di chi non ha finito il piatto a cena.
Mi hai confusa nelle macchie del dalmata
sono figlia, o il ratto che attraversa la strada?
Una fune in gola tirata
blocca un sussulto,
gridavano le carie
ai miei occhi non abituati alla luce.
Ormeggi la forchetta nel brodo alla domanda sui cugini,
ma se fai tu la fila in pasticceria per noi, dormo sul ramo
senza temere la caduta.
Giada Borgagni nasce a San Marino nel 2000, studia Educatore Sociale e Culturale a Bologna. Dal 2017 al 2019 partecipa al Laboratorio di Poesia ‘’Lo Spazio Bianco delle Arti’’ tenuto da Isabella Leardini, dove si avvicina alla poesia. Prosegue successivamente con la partecipazione attiva al Centro di Poesia Contemporanea, di cui è socia.