Giada Borgagni - poesie inedite

Senza temere la caduta
1 Giugno 2023

 

Da questa selezione di poesie di Giada Borgagni possiamo notare almeno due insiemi ricorrenti di parole, figure e situazioni: quello della famiglia, più evidente («padre», «neonato», «casa», «cugini»), e un insieme più sfuggente di cose che vengono compresse, accartocciate, rimpicciolite, bloccate. Se a questi due aggiungiamo le immagini surreali («La piega del braccio / genera il lancio dell'eco») ma sempre funzionali all'azione che prosegue con coerenza, passando magari da un gesto a un animale che poi lo completa, avremo un quadro più completo per leggere queste poesie con tutta l'attenzione e l'ascolto che ci chiedono.

 

 

 

È un testimone che vibra di braccio in braccio, la violenza.

Ma il serpente dei cinque passi non riconosce

 a che punto il ferro diventa sangue.

 E in questa virgola su cui cresco storta, pulsa all'orecchio un morso.

Da quando un carnevale indossò la maschera del livido,

ci ripetiamo "chi genera non è ancora padre".

 Ma se la virgola si accartoccia in pugno,

l'acqua di pozzo si riempie solo

 di stracci strizzati.

 

*

 

Un fiato comprime le tue spalle di stelo,

sporgerci oltre la sagoma

china l'asse del dondolo.

Nei vortici di mano

allinei origami,

come a tenere un neonato in braccio

e a distogliere lo sguardo

lasci seccare il pane.

Un picchio nidificò il sonno,

ciglia scuotono ombre

annunciando lo scarto dei giorni.

Solo tracce di zoccoli del passaggio.

 

*

 

La piega del braccio

genera il lancio dell'eco

e i corridoi d'aria

rintoccano in cigolii.

Attorno a me ombre

trascurano gli angoli

si rimpicciolisce la stanza,

nella pancia di un geco.

Rimbalza la scheggia, 

cede la mantide in preghiera ,

fino ad accompagnare i bambini 

al cancello di casa.

 

*

 

Scie argento 

scendono dai canali delle narici

ogni volta che schiantavi le mie anche con la cintura 

e rimane la fame di chi non ha finito il piatto a cena.

Mi hai confusa nelle macchie del dalmata 

sono figlia, o il ratto che attraversa la strada?

Una fune in gola tirata

blocca un sussulto, 

gridavano le carie 

ai miei occhi non abituati alla luce.

Ormeggi la forchetta nel brodo alla domanda sui cugini, 

ma se fai tu la fila in pasticceria per noi, dormo sul ramo

senza temere la caduta.

 

 

 

Giada Borgagni nasce a San Marino nel 2000, studia Educatore Sociale e Culturale a Bologna. Dal 2017 al 2019 partecipa al Laboratorio di Poesia ‘’Lo Spazio Bianco delle Arti’’ tenuto da Isabella Leardini, dove si avvicina alla poesia. Prosegue successivamente con la partecipazione attiva al Centro di Poesia Contemporanea, di cui è socia.