
Foto di Dino Ignani
In questa selezione di poesie di Diego Ghisleni c'è un'immagine non detta, ma presente lo stesso. Infatti, questi testi sembrano quasi fatti a forma di bilancia (del tipo a due bracci, ciascuno col proprio volume da reggere) che valuta la differenza fra due corpi, ne segna la distanza o vicinanza con un dislivello lungo un asse costante per un equilibrio che spieghi il loro peso e diventi un ordine, una norma. Nei testi di Ghisleni, a livello metrico succede qualcosa di simile: è frequente come misura il verso doppio (la terza poesia si apre con due quinari doppi seguiti da un endecasillabo che nella prima metà ha di nuovo un quinario e nella seconda un senario che prepara il verso subito successivo, un senario doppio, facendo da perno della bilancia), o comunque la distribuzione per riprese e intervalli di segmenti nel verso della stessa misura. Ma questo succede anche al livello dell'immaginario: "noi / due mezze misure in pieno vento" ; "approssimare / il due all’uno l’uno / allo zero" ; "E noi saremo morti un giorno per l’ultima volta, / altri volti ci riguarderanno, / saliremo a turno nella musica"; "A lei / vanno le ombre [...] / a lui va la vita": c'è il tentativo di definire il peso esatto dei due soggetti coinvolti in una dinamica comune, fatta di innalzamenti e abbassamenti, e infatti la bilancia nello zodiaco è un segno d'aria, i suoi bracci che non possono sollevarsi insieme, che perché salga l'uno occorre l'altro scenda.
LA CANCELLATA
Oskar Kokoschka, La sposa del vento
Senti, in lontananza il temporale
è iniziato e il presagio
che ti riga la guancia mentre dormi
non può che essere una lacrima –
le mani erano quelle
allacciate alle tue dentro una notte
che non è mai questa –
me ne chiedi ragione tra un istante,
mezza esistenza sfumata nel sonno, noi
due mezze misure in pieno vento.
*
Dirsi che è ora, approssimare
il due all’uno l’uno
allo zero eludere incontri
che il sotto rimanda
da intere stagioni,
dirselo tra ricordi
quando gli anni arretrano
fino alla sassaia.
*
Mentre declino i suoi lineamenti
in questa trama di carta indago
se veramente sfiancare la lingua
fintanto che tiene raggiunga l’intento
di fermarla.
*
Malinconia sottile eredità, destino
delle più amate storie – ma occorre
contenere il lamento, chi vive intorno non tollera
il frastuono degli assenti.
E noi saremo morti un giorno per l’ultima volta,
altri volti ci riguarderanno,
saliremo a turno nella musica.
*
VIA DEI CHIOSI
I
Il vialetto di casa slavato
alla fine della grandine il bacio
degli atomi di ghiaccio.
Anche oggi ho provato a svegliarmi, mia madre
sparecchia per non parlare.
Nessuno sa com’è pietoso
il tepore del sonno in via dei Chiosi.
II
Il biancore che cerchia la Madonna del Bosco
sa come inventare la mattina:
appena un po’ più a lungo sparge
le ombre sfatte, accorda agli occhi chiusi
la difesa tremenda.
*
FONDAMENTE NOVE
Verticale a mezzogiorno la luce
sa tutto quanto il corpo. A lei
vanno le ombre. Qualcuno ha visto
una colonna nera, zattere
in fila verso il San Michele.
Ha l’ossessione dei fiori, il cimitero,
alza mura di memoria, del resto
la laguna riflette com’era
essere intera tra i suoi canali.
Si riempie di altri, il cimitero,
una storia di ricordi – a lui va la vita,
in mezzo ai fiori.
Diego Ghisleni (Bergamo, 1999) si è laureato in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano con una tesi su Silvia Bre. Co-dirige MediumPoesia (www.mediumpoesia.com ) e Aratea Cultura (www.arateacultura.com ). Suoi interventi critici, saggi e recensioni compaiono su Aratea, MediumPoesia, La Balena Bianca, l'immaginazione, Oblio e L'Ulisse. Ha pubblicato una sequenza di poesie nell'antologia "La poesia che si fa città" (Zacinto, 2023), a cura di Tommaso Di Dio e Paolo Giovannetti. Ha curato le rassegne "Dialoghi tra generazioni poetiche" (2022) e "Percorsi tra lirica e ricerca" (2023) a Bergamo.